Santi da scopertine/coprire
BEATO FEDERICO OZANAN
A cura di Patrizia Solari
Il 22 agosto scorso, in occasione delle Giornate mondiali della Gioventù,
Giovanni Paolo II ha beatificato a Parigi Federico Ozanam, fondatore primario
delle Conferenze di San Vincenzo. Nel numero 3 del 1994 di CARITAS INFORMAZIONI
presentavamo san Vincenzo de'Paoli come colui che, nella prima metà del
'600, inventò i programmi occupazionali per i più emarginati.
La beatificazione di Federico Ozanam, che morì a soli quarant'anni 1'8
settembre del 1853, ci dà l'occasione per soffermarci su questa figura
di laico che ha dedicato la sua vita all'impegno sociale, sviluppando da una
parte il pensiero che anticipa le Encicliche sociali di fine secolo e dall'altra,
la risposta concreta ai bisogni dei più poveri, con un affronto sistematico
e trasparente nelle ragioni. E vediamo come. 1)
All'indomani della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche, la famiglia
Ozanam, originaria di Lione, si stabilisce provvisoriamente a Milano, dove,
il 23 aprile 1813, nasce Federico Antonio. Il padre, medico con un passato militare,
e la madre, una donna sensibile e generosa, sono profondamente cristiani e fanno
sperimentare ai figli e in particolare a Federico, di intelligenza viva e penetrante,
la concretezza dell'amore per chi soffre e subisce ingiustizie sociali, trasmettendo
loro la capacità di cercare e trovare Cristo nei poveri. Già a
sedici anni, Federico denuncia con vigore la disumanità della tratta
dei neri in Martinica, precedendo di una ventina di anni il decreto del governo
che avrebbe abolito la schiavitù.
Nel 1816 la famiglia lascia Milano per stabilirsi a Lione. Dopo aver ricevuto
l'educazione di base in famiglia e aver frequentato il Collegio Reale di Lione,
nel 1831 Federico inizia gli studi universitari a Parigi, alla Facoltà
di Diritto e Lettere e contemporaneamente studia l'ebraico alla Facoltà
di Teologia. È di questo periodo la maturazione dell'impegno intellettuale
e delle iniziative in campo sociale, sullo sfondo della sua esperienza di fede.
A soli 27 anni era professore alla Sorbona, con due lauree e una specializzazione
in teologia. Conosceva perfettamente, oltre al francese, inglese, italiano,
tedesco, spagnolo, ebraico, arabo. Dopo la morte, Lacordaire ha detto di lui:
"Mai un cristiano di Francia e del nostro tempo ha amato così tanto
la Chiesa, né ha sentito meglio le sue necessità, né ha
pianto più amaramente per i comportamenti di coloro che la servivano,
né si trova tra i laici un più vero e grande apostolo. (...) Mai
andava al suo Corso di lezioni universitarie senza aver pregato in ginocchio,
affinché non dicesse niente che fosse contrario alla verità, o
con il solo scopertine/copo di attirare applausì."
Fece due petizioni all'Arcivescovo di Parigi, di cui una nel 1834, affinché
istituisse un corso di conferenze di cultura religiosa per i giovani, le Conferenze
di Quaresima, che saranno poi tenute nella Cattedrale di Notre Dame dal padre
Lacordaire: "una predicazione che, nuova nella sua forma e scendendo sul
terreno delle controversie attuali, affrontò gli avversari del Cristianesimo,
per rispondere alle obiezioni insegnate quotidianamente nei corsi pubblici e
diffuse dai libri e dai giornali".
Nel 1834 Federico scriveva ad un cugino e coetaneo:"I grandi uomini sono
quelli che non possiedono mai in anticipo il piano del loro destino, ma si sono
lasciati condurre per mano da Dio."
E di lui, il cugino scrive: "La famiglia l'aveva destinato alla magistratura.
Dopo aver trascorso due anni a Lione presso uno studio di avvocato, egli andò
a Parigi. Li seguì con zelo scrupoloso il corso di diritto; egli compì
coscienziosamente tutte le volontà del padre. Ma il suo pensiero non
era affatto là. Lo spirito era assorbìto da un solo pensiero,
la difesa del Cristianesimo. Egli condizionava a questo progetto i suoi studi,
le sue relazioni, le sue letture e l'immenso ammasso di annotazioni che sapeva
estrarre da tutti i suoi libri."
Perché dover difendere il cristianesimo? Ozanam stesso, in una conferenza
tenuta a Firenze nel 1853, poco prima della morte, descrive il contesto nel
quale lui e i suoi amici vivevano una ventina di anni prima: "Eravamo allora
invasi da un diluvio di dottrine filosofiche e eterodosse che si agitavano attorno
a noi e sentivamo il desiderio e il bisogno di fortificare la nostra fede in
mezzo aglì assalti che venivano portati dai sistemi diversi della falsa
scienza. Qualcuno dei nostri compagni di studio era materialista; qualcuno Saint
Símoníano 2), altri Fourieristi 3), altri ancora deisti. Quanto
a noi, quando ci sforziamo di ricordare a questi fratelli smarriti le meraviglie
del cristianesimo, essi ci dicono: voi avete ragione se parlate del passato,
ma oggi il cristianesimo è morto. E poi voi, che vi vantate d'essere
cattolici, cosa fate? Dove sono le opere che dimostrano la vostra fede? (...)
Fu proprio allora che ci siamo detti: ebbene, all'opera, e che le nostre azionì
siano d'accordo con la nostra fede."
Ed ecco come hanno origine le Conferenze di San Vincenzo. Al giornale Tribune
Catholique, fondato nel 1832 da Emmanuel Bailly, che sarà il primo presidente
delle Conferenze di San Vincenzo, è annesso una sorta di circolo letterario,
la Société des Bonnes Etudes, il cui scopertine/copo è di promuovere
tra i cattolici il gusto per la ricerca nel campo filosofico, storico e religioso.
All'interno di questa realtà, a partire dalle dispute e dagli attacchi
degli avversari, nacque l'idea di "un altro genere di riunioni, dove le
lotte e le controversie fossero bandite, e che fossero composte solamente da
giovani cristiani che si occupassero insieme di opere buone". Nei preliminari
del regolamento della nascente Società, Bailly dirà espressamente:
"Alcuni tra noi, dedicandosi alla difesa della Verità della religione
nelle discussioni delle Società letterarie, pensarono che non era sufficiente
parlare, che bisognava agire; da ciò le opere di carità alle quali
essi si dedicarono, e quindi la Conferenza di carità."
E "Conferenza di carità" fu il primi nome di quest'opera, che,
con il sc stegno di suor Rosalie Rendu, Figli della Carità di San Vincenzo,
comir ciò a essere presente tra i poveri d, quartiere Mouffetard di Parigi.
La regola dei Vincenziani fa del contatto personale con coloro che soffrono
e del servizio diretto ai diseredati il loro dovere essenziale, mentre l'obiettivo
finale resta la promozione spirituale, morale ed umana di ciascuno. L'idea di
Ozanam era quella di una grande società sparsa per il mondo: "Vorrei
(...) che tutti i giovani di cuore e di testa si riunissero, per delle opere
caritatevoli e che si formasse in tutti i paesi una vasta e generosa associazione
per il conforto delle classi popolari." Dopo qualche tempo, con il crescere
dei membri, si affacciò l'ipotesi di suddividere la Conferenza in varie
sezioni, per poter mantenere la conoscenza stretta tra i membri e dopo varie
discussioni, lettere e l'aiuto della preghiera, l'idea di Ozanam fu accettata
nel 1835. A partire da questa data l'opera comincerà a diffondersi non
solo in Francia, ma nel mondo intero e le iniziative si moltiplicano. La Conferenza
di Lione resta il modello di tutte le altre con, via via, un centro per il vestiario,
una biblioteca per i poveri, liste di domande e offerte di lavoro per favorire
l'apprendistato, collocamento di apprendisti con contratti definiti presso padroni
cristiani, l'Opera degli stranieri, il patronato dei disoccupati ...
Intanto la carriera professionale di Federico Ozanam procede senza soste: dottore
in diritto nel 1836, dottore ès lettere nel '39, nel '44 diventa titolare
della cattedra di letteratura straniera alla Sorbona. La sua erudizione lo ha
portato a produrre vari studi letterari, ricerche storiche, come strumento di
conoscenza e saggi di tema religioso, interessandosi anche alle religioni non
cristiane e scrivendo molti articoli di giornale. Insieme a Lacordaire fondò
lui stesso L'Ere Nouvelle, dalle cui colonne sviluppa i temi della questione
operaia e del pauperismo: né liberale, né socialista, contrappone
la concezione cristiana della società e la vera natura del destino dell'uomo
alla concezione dei suoi avversari.
Un tratto significativo del suo comportamento nell'insegnamento e, in modo più
generale, in tutte le sue relazioni con gli ambienti intellettuali, era il rispetto
per gli interlocutori: accoglieva con stima e benevolenza l'opinione altrui,
anche se era contraria alla sua, però era severo nei confronti degli
intolleranti. Un altro aspetto interessante del suo insegnamento è l'esposizione
delle sue idee sociali nel corso delle lezioni di diritto commerciale, che tiene
all'Università di Lione. Non possiamo entrare nei dettagli (per questo
rinviamo ai testi indicati nelle note), ma i suoi temi principali erano la condizione
dell'operaio, studiata alla luce dell'economia politica e della metafisica,
il ruolo della famiglia nel mantenimento dei valori e l'influsso dei sistemi
della società del tempo che, per le necessità legate alla produzione,
cancellavano i bisogni morali ed intellettuali dei lavoratori. Era il 1839 e
così Ozanam termina la sua 24a lezione di diritto commerciale: "Voi
perdonerete un linguaggio che è uscito dai limiti ordinari. Se qualche
volta abbiamo lasciato la giurisprudenza per la morale, questo è un adempimento
del nostro programma, è una necessità: come viaggiatori erranti
nel labirinto delle leggi abbiamo bisogno, per orientarci, di salire qualche
volta sulle alture ideali dove una luce più viva ci fa scopertine/coprire orizzonti
più larghi." Nei nostri tempi di "pragmatismo" (vedi votazioni
varie) sarebbe forse il caso di recuperare questa posizione ...
Il suo impegno sociale si coniuga con quello politico e, con l'approvazione
dell'Arcivescovo di Parigi che morirà sulle barricate nella Rivoluzione
del 1848, elabora un programma d'azione: è uno dei primi, tra i cattolici
sociali del XIX secolo, a formulare l'idea di "salario naturale",
a rivendicare misure contro la disoccupazione e gli infortuni e a richiedere
che ai lavoratori sia assicurata una pensione.
Nel 1841 sposa Amélie Soulacroix, non senza aver verificato la sua vocazione
con l'aiuto di varie persone a lui vicine ed in particolare dell'abate Noirot,
che già lo aveva aiutato in una crisi di fede, la prima e l'ultima, nel
periodo dell'adolescenza. Nel 1945 nasce la figlia Maria.
Nel 1846, Federico Ozanam, dal fisico fragile sin dall'infanzia, si ammala gravemente
e tra il 1850 e il 1853 continua indefessamente le sue attività, mentre
la malattia lo attacca in maniera irreversibile. Soggiorna in Italia, sperando
di ristabilirsi, ma vedendo al contrario peggiorare il suo stato, il 31 agosto
decide di rientrare in Francia e muore a Marsiglia l'8 settembre.
In questi brevi appunti abbiamo dovuto tralasciare tantissimi avvenimenti e
particolari della densa vita di Federico Ozanam. Ci auguriamo, come sempre,
di aver invogliato il lettore ad attingere per esteso ai testi suggeriti.
Note:
1) le notizie sono tratte dall'opuscolo per la celebrazione, distribuito a Parigi
in occasione della beatificazione (Typographie Vaticane 1997, nostre traduzioni)
e da "Federico Ozanam Lettere" a cura di Mons. Nicola Pavoni (Tipografia
Vaticana 1994).
2) Saint Simon, primo ideologo del socialismo, chiamato utopia.
3) seguaci di Fourier, di Democrazia Pacifica, cattolici ai quali Ozanam rimprovera
di coltivare la confusione che mescola molte verità e molti errori, nell'apparente
novità della seducente teoria socialista.